COMUNITA
PASSAGGI
Il disagio psichico, nelle sue diverse espressioni, costituisce spesso un labirinto apparentemente senza uscita.
Ci guiderà la convinzione che il disagio psichico prima di essere un sintomo, una diagnosi, una etichetta, possa essere letto come il tentativo, a volte disperato, di comunicare una sofferenza, una richiesta d’aiuto.
Il confronto con questo malessere, che spesso ha radici familiari e sociali, dovrebbe avvenire nel pieno rispetto della dignità e della complessità della persona che lo “indossa”, nello sforzo incessante di “dare senso” a ciò che può apparirci come estraneo ed incomprensibile.

Alessandro Bellotta, (psichiatra psicoterapeuta)

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gferretti43@alice.it
 
Descrizione


Un esperienza di vita


(di Giorgio Ferretti)

Questo spazio sul nostro sito web, rappresenta per me un segmento della mia vita, molto importante. La vicenda della perdita di mio figlio, chiedeva un impegno adeguato nei confronti di giovani ragazzi, non soltanto per compensare, il vuoto lasciato da Paolo … ma proprio per poter dare conforto, a chi in età giovane e nelle condizioni psicologiche di questi ragazzi (e ragazze) non era nelle condizioni di vedere al futuro senza un riferimento concreto di vicinanza, al di fuori della “medicina” anche se elemento necessario….

E allora l’idea di mettere su un laboratorio artistico-creativo viene fuori forte e per alcuni anni mi sono impegnato presso questa struttura psico-terapeutica che è appunto la “Comunità Passaggi.

Non conoscevo affatto questo tipo di struttura, e non potevo mai immaginare che avrebbe avuto un forte impatto sulla mia personalità. Perciò, quando mi chiamarono a gestire un laboratorio espressivo, di arti grafiche pittoriche, nella comunità Passaggi, le difficoltà che mi si presentarono non sono state di natura tecnica, ma esclusivamente di tipo emotivo e dovute all’impotenza di non poter riuscire a dare soluzione immediata ai problemi che gli ospiti di questa realtà manifestavano. La loro diffidenza ed il rifiuto ad affrontare le proposte che io continuamente prospettavo loro all’inizio mi aveva a dir poco scoraggiato. Poi un giorno alcuni di loro mi presentarono le loro cose: disegni (complessi e impenetrabili, pieni di simbologie) scritti, poesie e anche schizzi, a volte scarabocchi e ho notato che la loro immaginazione rappresentata e descritta di getto su quei fogli, i temi che affrontavano erano in competizione con la realtà e di conseguenza il rifiuto ad usare mezzi che il laboratorio metteva a disposizione: “Giorgio, non so’ bbono a fa’ l’arbero, perciò me ne vado via” e io a convincere: “ma fai come te viene” e ancora nel confezionare il giornale: “che ce scrivo a st’articolo?” ed io: “immagina, inventa”.

Viene fuori che gli oggetti da disegnare, la pubblicazione di un calendario e le vicende elaborate da racconti e storie per un “corto televisivo”, la descrizione di un fatto di cronaca, è meglio inventarle, è meglio immaginarle, perché la realtà ribadivano gli ospiti, porta angosce. Ed ecco che con la fantasia e l’immaginazione usare il computer, i pennelli, i colori, o la cinepresa, diventa normalità, “routine“, cosa che prima per riprodurre la realtà era a dir poco improponibile.

La creazione del giornalino “Il Confine Sensibile” è la testimonianza, dell’impegno profuso da gli ospiti della Comunità, e fortemente voluto da uno di loro potremo dire " fondatore", Vincenzo. Ed è proprio nei loro scritti (non certo nella tecnica) insieme al valore delle loro opere la vittoria dell’inventiva e della creatività con un trasferimento visivo e reale dell’impossibile e dell’assurdo proprio per questo “artisticamente più valido”. Dopo anni di impegno, ho dovuto per motivi di ubicazione, (non ho più la casa a Pereto), lasciare la Comunità, ma è anche vero che ho lasciato lì cuore, dove penso anzi lo spero, che la mia immagine sia sempre presente, a tutto lo staff che mi ha sostenuto negli anni. Da parte dei ragazzi, ormai usciti nella vita sociale e comune di tutti i giorni, ne ho una continua testimonianza, con i loro costanti saluti… e di questa grande esperienza di vita, non posso che ringraziare questi ultimi e tutti coloro che mi hanno coinvolto.

Non immaginavo di trovare alla mia età nuovi e interessanti stimoli. Obiettivi che mi hanno aiutato a migliorare questo impegno nella “riabilitazione alla VITA”, mia personale e quella di tante altre persone giovani e non che ne hanno avuto bisogno.


(cliccare sui link)

* La Comunità Passaggi (www.comunitapassaggi.it)

* Il Laboratorio di pittura

* Le attività del laboratorio



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Biografia


Perché il Confine Sensibile


Dr. Marino De Crescente

(Master of arts, psychoanalitic - Observational Studies University of East London)

Un confine, in quanto tale, non si dà necessariamente come sensibile, qualità che è inerente piuttosto a ciò che è permeabile, anzi il confine definisce spesso una rigidità, una barriera insormontabile da l punto di vista identitario e psicologico come da quello geopolitica e della cittadinanza. Un confine sensibile può apparire quindi come una contraddizione, il cui carattere di apparenza si svela quando il confine si rivela invece come interfaccia, zona di scambio e di possibile ibridazione tra soggetti, di osmosi tra caratteristiche antropologiche psicologiche e culturali differenti, il cui incontro problematico, può generare nuova soggettività o anonimia. Questo è rischio e la scommessa di ogni confine sensibile, zona esogamica, possibilità unica di evoluzione e sviluppo contro il claustro della appartenenza unica e vincolante.

Benvenuti allora ai mille nuovi confini sensibili, con la speranza che essi sostituiscano quelli vecchi e asfittici e ormai inservibili nell’era della comunicazione globalizzata e che essi, parlando semplicemente di se, di come vedono il mondo, contrastino l’omologazione dell’informazione e delle forme di comunicazione.


*Cliccando sulle voci potrete rivedere, la selezione di tutti i giornali pubblicati:

*N.1,
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