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Marisa
MUZI
allusione istantanea della fantasia e del colore
m.muzi09@yahoo.it
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Descrizione
La mia partecipazione all'arte abbraccia la poesia, la scultura e la pittura in particolare. Tutto ciò è una grande luce, una grande forza e energia che prorompe dall'anima come una forte necessità.
La mia infanzia si è svolta in un ambiente, Villa Strohl-Fern a Roma, dove vivevano molti artisti della Scuola Romana. La conoscenza dei luoghi dove questi artisti si incontravano. Tutto questo in un clima dove tutto era impollinato di visioni e sensazioni, artistiche e intellettuali. Si quest'ambiente mi ha forgiato... ma non subito ho sentito la necessità di impegnarmi, non era forse il momento...
Maturando e vivendo esperienze lavorative e di vita, la luce si accende e illumina il cammino per arrivare fino a quello che oggi è per me l'essenza del mio vivere.
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Biografia
Nata a Roma, all’età di sei anni va ad abitare a villa Sthrol-Fern dove, a quei tempi, vivono Francesco Trombadori, Marcello Avenali, e ancora Carlo Levi , Carlo Socrate, fino ad Ercole Drei, Guerrini, e tanti altri artisti della Scuola Romana. L’aria impregnata di arte, storie di vita eccentriche i luoghi dove gli artisti della "Scuola" frequentavano (il caffè Aragno, il Tevere...ecc.), sono il leitmotiv della vita di Marisa bambina che già a quei tempi sperimentava “pezzi teatrali” tra gli alti bambù che arricchivano il panorama selvaggio della villa. Trascorsa questa fanciullezza fantastica, giovanissima, si trova ad affrontare la realtà cruda della vita lavorativa. Allora – scrive, scrive, scrive, scrive – (Per antidoto? Forse) – per sfuggire ad una realtà che non le appartiene. Arrivano le poesie, e la pubblicazione di una raccolta dei suoi versi “Muoversi”. A leggere oggi una sua poesia o guardare un suo quadro si prova la stessa emozione. Per Marisa dipingere è l’essenza della vita. Il pennello si muove sulla tela e tutto si trasforma in meditazione, convertita nel quadro in emozione agli occhi di chi guarda. Il suo percorso pittorico si svolge con l’insegnamento degli artisti Angelo Palloni di Roma, Kristien De Neve, belga, Marina Haas tedesca. Il 1985 è l’anno dell’incontro con il suo primo maestro, l’architetto Angelo Palloni che la incoraggia a percorrere la strada dell’arte convincendola che la pittura è alla portata del suo mondo fantastico e della sua sensibilità artistica. Da quel momento c’è l’impegno affinché l’uso del pennello divenga strumento di espressione come lo è la sua penna. Ed ecco la crescita: poesia – pittura – yoga – creatività. Gli studi proseguono con Marina Haas, severa, ferrea, le impartisce lezione e lezioni di prospettiva e disegno e di tecniche che oggi le permettono di avere le sue basi su cui andare avanti. Contemporaneamente frequenta lo studio di Kristien De Neve che la guida negli orizzonti dell’arte moderna o meglio contemporanea. Con lei impara ad amare la materia e ancor oggi la spinge a provare materiali e tecniche nuove. Per anni ha fatto studi di nudo con i suoi tre maestri. Dotata di un’energia non comune, ora si confronta con tecniche sempre più libere sperimentando l’uso di materiale come l’argento, la sabbia, tessuti, cristalli, resine e pietre, uniti ad oli, smalti e acrilici. Per esprimersi nella pittura, Marisa si da dei temi – che sono anche il percorso della sua vita: appare la tartaruga (l’arrancare nella vita), i bicchieri (la solidità e la trasparenza), gli uccelli (l’innalzarsi e mantenere il volo), l’elefante con le sue orme (il frutto del vissuto – la necessità di lasciare orme). Infine oggi questi bambù che l’hanno accompagnata nei suoi giochi fanciulleschi – ora rappresentano barriere – gabbie – o rampe di lancio – con i quali si cimenta il monocolore “il bianco”. In questi ultimi anni ha voluto confrontarsi anche in alcuni lavori di sculture – teste ingabbiate in griglie di alluminio – che sono le maschere della sua vita: infanzia – adolescenza – maturità. La facilità del tocco pittorico è riconoscibile in uno dei suoi quadri più riusciti: “Le zie” (olio su carta a spatola del 2001); l’intensità dello sguardo tra i due personaggi ci racconta ci prende, ci fa assistere alla loro conversazione. Oggi il lavoro artistico di Marisa si svolge tra Roma, Lucca, Anticoli Corrado e l’Abruzzo (Sulmona, Pettorano sul Gizio e Popoli). I suoi lavori sono in collezioni private in Italia e all’estero. E’ stata anche premiata dalla F.A.O. per il concorso della “Giornata dell’alimentazione” con il primo e terzo premio. Due suoi lavori sono esposti al museo di arte moderna di Anticoli Corrado. A Roma nel museo del Vittoriano in una esposizione degli artisti contemporanei, la presenza con un suo quadro "Uomo con i gatti".
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Percorso
Dipingere sensazioni per vedute successive con la sapienza bendata del “rabdomante” che moltiplica le immagini, le sovrappone e le condensa in equilibrate metafore, allusioni istantanee della fantasia. Ne risultano paesaggi senza storia, tempi immacolati di remote origini, dove pulsa un implacabile ritmo della vita misurata per cicli necessari e luminose apparizioni. Così i suoi maldestri elefanti in macchia di volume coprono la superficie dipinta su orizzonti schiacciati di savane senza confini: e vedi l’occhio, le zanne, il manto eccessivo delle orecchie che accenna al crollo imminente della massa fissandone la figura appena in bilico. Lo scenario di sogno è quello di un fragoroso tumulto dove la corsa di mandrie colossali ripete un armonico rituale in cui orme, come la cavità orbitali, fanno da specchio all’accadere di involontarie catastrofi. Materia sfaldata e impasti di colore tra l’acceso e lo sporco dal rosso, al blu, allo scadere di toni verdastri e grigi danno la misura di un suono rotto dal passo pesante ma inequivocabile di preistoriche forme di vita. Componendo immagini la pittrice intende raccontare il nucleo più intimo della sua vocazione espressiva mettendo a confronto l’orma dell’elefante col cratere del vulcano, il magma della terra e lo specchio stupefatto di un iride che riflette.
L’elefante come un sogno poetico, segna forse il punto simbolico di una originaria dissociazione interna al ciclo naturale; e ci ricorda il valore che al gigantesco animale attribuiscono le culture d’oriente, quale di pace, di equilibrio, di prosperità... Divinità amica della pioggia, l’elefante racconta agli umani lo spirito di ciò che è stabile e immutabile: ornamento che chiude i lati del “Tempio Khmer”, l’elefante segnala in sé il principio e la fine di ogni cosa.
Una pittrice archeatipica
Duccio Trombadori sottolinea acutamente come la pittura di Marisa Muzi si esprima attraverso “sensazioni per vedute successive con la sapienza bendata del rabdomante che moltiplica le immagini le sovrappone e le condensa in equilibrate metafore, allusioni istantanee della fantasia”. Questa osservazione sembra riassumere in se la poetica interiore dell’artista che non è solo pittrice ma anche poetessa con una personalità dai risvolti affascinanti e complessi.
Colloquiando con lei si coglie quasi sempre un lirico trasognamento che la pone in bilico tra realtà e fantasia. La tecnica pittorica di Marisa è talora volutamente “sciatta e sgrammaticata” proprio perché posa il suo fluire coloristico su antiche e solide basi tecniche acquisite. Tale disinvolta “sciatteria” permette all’artista di esprimere al meglio le complesse tematiche che le urgono dagli strati più profondi del suo essere e che, come ben dice Trombadori, tende ad esprimere per cicli che fissano simbolicamente soggetti primordiali. Le pennellate generose, l’uso di materiali più vari, le tecniche miste, gli arditi sfondi in forte contrasto con i soggetti, le coraggiose campiture bianco su bianco delle fasi chiariste, le piccole sculturine antropoidi rivelano tutte un costante spontaneo richiamo agli strati più profondi della psiche singola e collettiva. Il concetto psicologico, ma anche etno-antropologico e artistico di archeotipo ben si adatta ai cicli pittorici della nostra anticolana.
“Pittura archeotipa” dunque (e non archeotipale come erroneamente viene spesso usato tale termine) che indica nell’artista una mirabile sintesi tra il suo stato sognante e la capacità di riprodurlo e offrirlo allo spettatore. Il concetto di archeotipo, mutuato dallo psicologo svizzero C.G. Jung affonda le sue radici nel pensiero dei padri della chiesa che, per esprimere il concetto primordiale della divinità assoluta, si rifacevano alla luce: archcripon ton pos. Essi intendevano che il motivo primario della luce presente in tutte le concezioni religiose rappresentasse anche uno dei motivi ricorrenti e fondanti del rapporto tra umano e divino. Tali motivi ricorrenti sono ammantati di valori e colori poetici si avvicinano e talora raggiungono autentiche espressioni d’arte.
Gli elefanti più volte rappresentanti, talora quasi in modo ossessivo, frammisti ad altri soggetti floreali o a figure umane scarsamente definite, esprimono la primordialità animalesca e saggia al contempo, insita nella straordinaria possanza e memoria proprie della loro specie.
Il ciclo dei Bambù, chiaro su chiaro, potrebbe indicare come motivo ricorrente la gabbia naturale che imprigiona parti della psiche umana potenzialmente pericolose se lasciate troppo libere di esprimersi; in quanto parti scisse.
Le sculturine Antropoidi in gesso e fil di ferro mostrano larve dell’esistenza umana. Esse prendono forma come ciclo incompiuto della specie uomo che fatica a trovare una definita collocazione nell’ambito del creato.
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Eventi
1992 - Vincitrice del primo e terzo premio "Food and Nutrition", FAO, Roma
1999 - 2-14 - Roma, Via del Babuino 153/d - personale, pittura ad olio
1999 - 5-27 luglio, personale, Castello Cantelmo - Pettorano sul Gizio, L'Aquila
1999 - 5 dicembre, 20 gennaio 2000, "Pitture Natività" Chiesa S. Maria in via Roma
2001 - 12-20 aprile "Il volo degli uccelli" FAO Roma
2001 - 20-26 agosto "Il volo tra cielo e terra" - Palazzo Annunziata, Sulmona (Aq)
2002 - 28 marzo-2 aprile "Il triangolo verde", personale, Piazza Pollorola (Campo de' Fiori) Roma
2002 - 18-25 giugno Patrocinio Comune di Roma Ex Mattatoio Piazza Giustiniani, Roma
2002 - giugno-luglio Sala Consiliare Anticoli Corrado, Roma
2002/03 Galleria Arvore, Oporto, Portogallo
2003 - 31/01 - 05/02, Porta S. Jacopo, Casermetta - Le Mura - Lucca
2003 - 1-25 agosto, personale, "Loxodonta - gli elefanti" - Castello di Pettorano sul Gizio
2003 - ottobre, Collettiva, "Etnie" Galleria Arte in Trastevere - Roma
2004 - 21/2 - 6/3 - "Angeli e demoni", Galleria Gard, Via dei Conciatori, Roma
2004 - giugno - "Fiori", Castiglion del Lago, Perugia
2004 - agosto "impressioni e interpretazione su Pettorano sul Gizio e dintorni" Aq
2004 - 6-16 novembre, personale "Loxodonta elefanti indiani e africani" - Galleria Gard, Roma
2005 - 12-22 marzo, "Arundinetum - i bambù di Villa Strohl Fern" - Teatro L'Arciliuto, Roma
2005 - agosto, personale "Fiori e Piante" - Castello Cantelmo Pettorano sul Gizio (Roma)
2005 - 11-21 dicembre - personale, Palazzo Brancaccio Anticoli Corrado (Roma)
2006 - Collettiva "Percorsi di pace" Galleria Gard, Roma
2006 - 1-12 agosto, personale, "I bambù" Castello Cantelmo, Pettorano sul Gizio (Aq)
2006 - 10-24 novembre, collettiva "Micro Macro" - Museo Fanteria, Via Santa Croce in Gerusalemme, Roma
2007 - giugno, personale, Galleria Pettinaro, Via Lungaretta, Trastevere, Roma
2008 - dal 23/01 al 08/02, galleria Gard "Il linguaggio dell'Arte"
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