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Giorgio
FERRETTI
:: naif per sempre ::
gferretti43@alice.it
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Descrizione
Dipingere, come disegnare, è un processo curioso ed è così intimamente legato al “vedere” da esserne inseparabile. E' come andare in bicicletta, devi salire spingere i pedali, mantenerti in equilibrio... ed ecco che ti trovi ad andare, si cade all’inizio ma poi se ce l’hai “l’equilibrio” pedali e vai. Così e per l’arte in tutte le sue specialità “imparare a vedere”, guardare le cose in modo nuovo, quasi con curiosità, anche immaginandole in modo diverso, proiettandole su supporti, in maniera personale e creativa! E poi viene la tecnica, quella sì che si può imparare!
Poiché sono poche le persone che sembrano possedere la capacità di vedere e di conseguenza riprodurre, spesso si pensa che siano persone dotate di un raro talento naturale, a molti questo processo appare misterioso quasi incomprensibile.
Ma allora che possiamo dire dei disegni preistorici, di quelli dei bambini e specialmente dei pittori naif che senza nessuna preparazione hanno prodotto opere che potremo definire senza ombra di dubbio di grande "valore artistico". Tutti abbiamo un bagaglio di capacità inserito nel nostro cervello, basta richiamarlo ed impegnarsi ad eseguire... quello che viene di conseguenza è il nostro modo di vedere le cose.
Scopriremo così che la capacità di riprodurre può essere acquisita da qualsiasi persona, quello che sarà diverso, è il modo di rappresentare il soggetto stesso. E’ questo il bello dell’arte.
Non potremo mai discutere sui “grandi maestri” classici e di avanguardia, che ci hanno lasciato opere fantastiche e fantasiose. Quello che sapremo tradurre noi con il nostro segno, con il nostro strumento, è personale, originale e rappresentativo di come noi interpretando il soggetto, lo proponiamo.
Per quanto mi riguarda, quando dipingo, mi piace sperimentare tutte le forme artistiche e tecnicamente apprezzo tutte le opere d’arte, astratto, ritratto, bistratto.... futuribile, ma a me (mi) piace rendere felici e appagati, attraverso semplici scene bucoliche, gli occhi che vedono le mie opere!
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Biografia
Giorgio Ferretti (Roma, 30 maggio 1943), autodidatta, inizia da subito dopo aver buttato il ciuccio per la prima pastasciutta, a disegnare e scarabocchiare tutto quello che si può chiamare supporto. Niente rimane bianco al suo vedere, quaderni di scuola, diari, tavoli di casa e dove, pur per pochi, minuti sosta il suo sguardo. Così trascorre la sua adolescenza, con la richiesta dei suoi amichetti di fare disegni che produceva a iosa, pur di accontentarli tutti.
Creativo da sempre, costruzioni in legno, creta e approfittando dei macchinari del padre, presso cui apprende il mestiere delle calzature, sforna oggetti di tutte le forme con qualsiasi materiale. Apprendista in tipografia, inizia l'interesse per i colori. Con la stampa tipografica, si arricchisce la sua esperienza con i colori e le sue miscele, approfondendo la tecnica dell'incisione e della stampa con il torchio. Grande sostenitore, che le regole che servono alla "tipografia" per la stampa sono valide anche per la "pittura" (le percentuali di mescolanze, i primari) inizia a dipingere negli anni 60, con tutti i tipi di colori che si potevano rimediare (olio, acquarelli, tipografici, murali ecc. ecc.).
La visione di un libro sui pittori naif della Scuola di Hlebine concentra l'attenzione sulla natura e i suoi paesaggi, i momenti di vita quotidiana sono il "leit-motif" dei suoi quadri: bettole, personaggi da osterie, paesaggi agricoli, scene agricole, pastorali e bucoliche con animali domestici, visioni fantastiche e reali, con semplici e infantili soggetti dando sempre importanza alla scena, dove il colore la fa da padrone, illuminando il "fruitore" al piacere delle cose belle, creando una pace interiore.
Inizia l'interesse per l'editoria, in tutte le sue forme, con un percorso professionale che lo porta dalla tipografia, compositore, impaginatore, monotipista, linotipista, fino alla grafica... e al computer. Oggi si interessa ancora di editoria, collaborando con la scuola pubblica, all'insegnamento del disegno per la grafica, idoneo per produrre libri e giornali, attraverso testi e immagini, realizzati direttamente dagli alunni. Vive e dipinge sotto casa a Testaccio nella "bottega" (è ovvio ma lo metto lo stesso), predilige la compagnia di altri artisti, perché sostiene che insieme agli altri non solo si sta in compagnia, ma si fanno esperienze che possono sempre far migliorare idee e tecnica! (anche se i compagni sono pizza & fichi). Organizza, con l'amico Barletta, corsi di pittura e disegno.
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Percorso
Il percorso artistico si muove in tre fasi, con piccoli cambiamenti:
::1a. FASE: pittura spontanea.
Iniziato il percorso con il naif, tutto basato sulle favole e i sogni, vengo attratto anche dai francesi Rousseau, Michel Delacroix ed altri, nella descrizione della natura, vegetazione scene bucoliche, ma anche urbanei, dove alba e tramonto sono i temi cui mi rivolgo, perché l'effetto del colore, passando attraverso tutti i soggetti presenti sul quadro, poneva delle scelte iniziali, nelle mescolanze. Gli atteggiamenti dei personaggi, (posizioni) e le loro movenze, mi impegnavano a creare la scena come se fosse in movimento, niente era fermo, anche le foglie degli alberi avevano le loro movenze. Tutto questo all'inizio era affidato al disegno, ai tratti, trascurando il colore... ma in seguito capivo che senza la luce necessaria (perciò su uno stesso soggetto sì un colore ma con tante tonalità), il movimento sarebbe stato più netto e reale. Per questo non ho mai preferito fare la natura morta, su un tavolo se non con qualche personaggio che se la mangia.
:: 2a FASE: il colore.
Il colore man mano prende posto sempre di più al soggetto preminente e prevalente, la necessità di avere meno figure su un quadro, per far posto a quello che il colore indicava, a volte in maniera astratta non definita, preferendo di valorizzare il panorama, lo sfondo, con tutta la bellezza che la natura ci regala. Perciò ecco uscire le lontananze di montagne laghi, mari, ecc. Da qui, inizia, una fase progettuale, cioè studiando un po' i pittori "Fiamminghi" e nel caso specifico la dinastia dei Bruegel e decidere con l'aiuto del colore, cosa voglio rappresentare su una tela. L'osservazione dal vero diventa importante e catturare l'immagine ispiratrice, anche nei personaggi che memorizzo per poi riproporli. Con un impegno frequentando disegnatori e "corsi dal vivo" compreso il nudo, migliora il disegno in bianco e nero, le ombre sostengono di più il soggetto, l'impegno del colore diventa tecnicamente più importante. Per concludere questa fase, inizio a mia volta a dedicarmi all'insegnamento del disegno e della pittura, e questa frequentazione, l'impegno per gli altri... con gli altri, favorisce la spontaneità del tratto e della pennellata.
::3a FASE: il computer.
L'accesso al computer, che diventa strumento della mia professione per vent'anni, mi induce a l'utilizzo dei programmi di grafica, automazione e quant'altro. Da questa esperienza, si arricchisce, la linearità e la compattezza delle immagini e delle strutture, ma di conseguenza mi allontanano sempre di più dalla morbidezza e dalla scelta creativa personale che avevo incamerato in tanti anni di gestione, dettata dai miei istinti espressivi e artisticamente arcaici. Decido di abbandonare questa iniziativa, ritornare a "me stesso" anche se per la progettualità, gli schemi e le coperture coloristiche, dal computer ricevo una grande spinta per progedire nella creazione delle mie opere, che continuerò a realizzare cercando di ripristinare quello che per tanti anni è stato il mio filo conduttore. Un rammarico, se è bene scriverlo... è quello di aver perso il tratto di un segno adolescenziale, incerto e primitivo, soffro alla ricerca di ritornare al "naif " che c'è sempre stato dentro di me! Se questo può essere un aiuto per qualcuno, ripeto quello che ho scritto nelle impressioni all'inizio: "Il soggetto, la proposta, il segno..." quello che ci sentiamo dentro, e non dobbiamo imparare niente, bisogna rimanere noi stessi.... per il colore e la sua applicazione, quello sì che consiglio di progredire e impegnarsi allo studio.
Oggi che dipingo insieme ad altri, e ai bambini delle scuole dove propongo i progetti di formazione, consiglio sempre: "Il soggetto lo fai tu, con il colore ti do una mano, fino a quando pedalerai da solo".
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